Cosa sono

I linfomi non-Hodgkin (LNH) sono delle forme tumorali non rare che si presentano più frequentemente nel sesso maschile rispetto a quello femminile. I LNH non sono ereditari, anche se in alcuni rari casi è stata riconosciuta una familiarità.

 

Diffusione e fattori di rischio

Nella maggior parte dei casi, non è nota una causa precisa del linfoma. Sono però stati riscontrati dei fattori di rischio, che possono predisporre allo sviluppo del linfoma quali alcune infezioni virali (specie quelle da HCV, HIV, EBV, HLTV-1) e infezioni batteriche (come quella da Helicobacter pylori); l’esposizione a sostanze chimiche quali pesticidi, fertilizzanti e solventi; la presenza di malattie autoimmuni; il pregresso trapianto d’organo (esempio di polmone, rene, fegato).

La maggior parte dei pazienti con NLH, però, non presenta questi fattori di rischio il cui ruolo deve quindi ancora essere chiarito.

 

Classificazione e sintomi

I LNH sono un eterogeneo gruppo di linfomi che originano nella maggior parte dei casi (85%) dai linfociti B (LNH B), mentre più raramente derivano dai linfociti T e NK (LNH T e NK).

I LNH possono essere suddivisi in indolenti e aggressivi.

Tra i linfomi B indolenti, la forma più frequente è il Linfoma follicolare; altre forme sono il linfoma linfoplasmocitico (o morbo di Waldenstrom), il linfoma marginale, il linfoma linfocito e il linfoma B cutaneo.

Il linfoma B aggressivo più comune è il linfoma a grandi cellule B; altre forme sono il linfoma a grandi cellule B primitivo del mediastino, il linfoma mantellare e, forme ancora più aggressive, il linfoma di Burkitt, il linfoma plasmablastico e il linfoma linfoblastico.

I linfomi T sono rari e hanno in generale un andamento più aggressivo rispetto ai linfomi B. Le forme indolenti sono rare e sono rappresentate prevalentemente dai linfomi T cutanei. Tra i linfomi T aggressivi, i sottotipi principali sono il linfoma T angioimmunoblastico, il linfoma a cellule T periferiche non ulteriormente classificabile e il linfoma T anaplastico ALK-negativo o ALK-positivo.

Nella maggior parte dei casi, i LNH vengono diagnosticati in seguito al riscontro di linfonodi di aumentate dimensioni (linfoadenopatie), in genere non dolenti, a livello di collo, ascelle e/o inguine. Inoltre può essere presente un ingrandimento del fegato (epatomegalia) o della milza (splenomegalia).

In alcuni casi, possono essere presenti sintomi sistemici o sintomi B: perdita involontaria di peso, febbre di origine non infettiva, sudorazioni notturne profuse.

In genere, i linfomi indolenti tendono a essere asintomatici o a sviluppare i sintomi nell’arco di un periodo più o meno lungo di tempo; per questo motivo, i linfomi indolenti tendono a presentarsi in uno stadio avanzato alla diagnosi. Al contrario, i linfomi aggressivi sviluppano rapidamente sintomi o alterazioni cliniche che conducono alla diagnosi.

 

Diagnosi

La diagnosi di LNH è effettuata tramite la biopsia e l’esame istologico di un linfonodo o di un altro tessuto coinvolto dalla malattia. Altri esami da eseguire alla diagnosi sono: esami ematochimici: emocromo, biochimica di funzionalità epatica e renale, indici di proliferazione cellulare come l’LDH e la beta2-microglobulina; TAC collo, torace e addome con e senza mezzo di contrasto per un accurata stadiazione del linfoma; in alcuni tipi di linfoma, PET total body; esame del midollo osseo per valutare l’eventuale interessamento da parte della malattia

 

Cura e prognosi

Una proporzione, variabile in base al sottotipo, dei LNH aggressivi può ottenere la guarigione; invece, i LNH indolenti hanno un andamento lento e possono ottenere delle lunghe remissioni di malattia ma eccetto particolari casi vanno incontro alla recidiva. Molti pazienti con linfoma indolente possono non richiedere un trattamento al momento della diagnosi, in assenza di sintomi o di masse tumorali di rilevante entità. Al contrario, i linfomi aggressivi richiedono un trattamento immediato.

In alcuni casi, i linfomi indolenti possono “trasformarsi” e divenire ad altro grado, assumendo caratteristiche cliniche di aggressività.

 

Il trattamento dei linfomi B in genere comprende l’associazione di chemioterapia con Rituximab. Il Rituximab è un anticorpo monoclonale contro la molecola CD20, che è espressa nella grande maggioranza dei LNH B. Il tipo di chemioterapia utilizzato varia in base all’aggressività del linfoma e all’età e condizioni cliniche del paziente.

Nei linfomi aggressivi, la chemioterapia standard è lo schema CHOP (Ciclofosfamide, Adriamicina, Vincristina, Prednisone); questa chemioterapia può determinare degli effetti collaterali importanti, soprattutto nei pazienti anziani o con altre patologie e in questi casi viene somministrata a dose ridotta o sostituita con altri chemioterapici.

Nei linfomi indolenti, può essere utilizzato lo schema R-CHOP ma risultati analoghi con minore tossicità sono stati ottenuti con la chemioterapia con Bendamustina.

Nei linfomi T, non esiste una molecola espressa in maniera ubiquitaria come il CD20 nei linfomi B e quindi vengono in genere trattati con polichemioterapia, spesso aggiungendo il farmaco chemioterapico Etoposide al CHOP (schema CHOEP).

 

Novità

Nella recidiva di malattia sono attualmente a disposizione o sono in fase avanzata di sperimentazione nuovi farmaci non chemioterapici. Questi farmaci comprendono anticorpi anti-CD20 di nuova generazione (Ofatumumab, Obinutuzumab), farmaci immunomodulatori come la Lenalidomide (specialmente nel linfoma B diffuso a gandi cellule) e farmaci che agiscono specificamente su strutture peculiari del linfocita B come l’Ibrutinib (nel morbo di Waldestrom e nel linfoma B diffuso a grandi cellule) e l’Idelalisib (nel linfoma follicolare). In alcuni casi, come il linfoma T anaplastico ALK positivo, viene espressa dalle cellule tumorali la molecola CD30 che può essere aggredita con il farmaco Brentuximab Vedotin.

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